Se dovessimo scegliere un solo drink capace di far partire una festa all’italiana, sarebbe lui: lo Spritz cocktail. Non solo perché è buono, ci spiega il gestore di Spritzeria Molo22, bar a Cannobio specializzato in questo cocktail — è un gesto sociale, un invito informale a stare insieme. Ecco 7 motivi per cui lo Spritz conquista ospiti, foto e umore.
1. È semplicissimo da preparare
La ricetta Spritz ufficiale è più facile di quanto pensi: 90 ml di Prosecco, 60 ml di bitter arancione, uno splash di soda, ghiaccio e fetta d’arancia. Niente shaker né tecniche da bartender: si usa la tecnica build (si costruisce direttamente nel calice colmo di ghiaccio) e via, pronto in meno di un minuto. Lo standard è codificato dall’International Bartenders Association: pratico da replicare a catena quando arrivano altri ospiti e vuoi servire cocktail facili con resa costante.
2. È bello da vedere
Quel colore arancio luminoso, le bollicine, il calice panciuto: lo Spritz è un aperitivo italiano che “fa atmosfera” anche a colpo d’occhio. Non è un caso se continua a restare tra i cocktail più amati nei bar del mondo: nella classifica 2024 dei “bestselling classic cocktails”, lo Spritz è in Top 10. Traduzione: fotogenico e social-friendly, ma anche realmente ordinato e bevuto.
Nota trend: i numeri dei social confermano l’appeal visuale (milioni di post con hashtag dedicati come #aperolspritz). Sono stime non ufficiali, ma utili per cogliere il fenomeno “instagrammabile”.
3. È economico e versatile
Con ingredienti reperibili in ogni supermercato, il rapporto qualità/prezzo è eccellente. Un Prosecco in GDO si trova spesso tra 5 e 7 € (promozioni comprese), mentre le etichette “fascia media” sull’e-commerce specializzato vanno tipicamente da 9 a 12 €. Considerando la dose IBA (90 ml), da una bottiglia da 0,75 L ottieni circa 8 Spritz: costo per drink che oscilla, a spanne, tra ~0,60 e ~1,10 € solo per la parte vino. La soda? Costa pochi centesimi a bicchiere. In più, è un formato che regge bene la produzione in serie con una caraffa di servizio.
E se vuoi personalizzare: puoi virare su note più agrumate, erbacee o più amare cambiando bitter, oppure proporre una versione analcolica con aperitivi zero-alcol o ricette “mocktail” dedicate, così tutti si sentono inclusi.
4. È il simbolo della convivialità italiana
Lo Spritz non è solo una ricetta: è un rito. L’aperitivo in Italia è un momento sociale — quell’intervallo tra lavoro e cena in cui si conversa, si stuzzica, si crea complicità. Lo Spritz nasce e si diffonde nel Nord-Est e diventa poi un’abitudine nazionale, prima di farsi conoscere nel mondo. Questo lo rende perfetto per l’aperitivo a casa: è un formato che incoraggia la chiacchiera, non la performance.
5. Si adatta a tutti i gusti
C’è chi lo preferisce più dolce (magari con un bitter meno amaricante), chi più amaro, chi secco con più bollicina. Allargare la proposta con un Hugo Spritz (stesso mood, ma con liquore ai fiori di sambuco, menta e lime) intercetta chi cerca profumi floreali e un sorso più morbido; nel 2025 l’Hugo ha vissuto un boom stagionale nei Paesi anglofoni, ma nasce in area alpina ed è “cugino” di casa nostra. E per chi non beve alcol? Porta in tavola una versione analcolica: stessa estetica, zero gradi.
6. Ha una storia affascinante
L’antenato dello Spritz arriva dall’Ottocento mitteleuropeo: in Veneto, sotto dominazione asburgica, i soldati chiedevano di “spruzzare” (dal tedesco spritzen) acqua nel vino locale per alleggerirlo. Col tempo, l’uso si intreccia con i bitter della tradizione veneta e, dagli anni Settanta, con il Prosecco, fino alla codifica internazionale come cocktail IBA nel 2011. Da abitudine regionale a icona pop globale: il percorso racconta perché lo Spritz oggi sia capito e ordinato ovunque.
7. È il brindisi perfetto per iniziare (e continuare) la festa
Leggero nel tono (e, se vuoi, anche nel grado alcolico), brillante nel calice, facilmente batchabile per grandi tavolate: lo Spritz è l’apertura ideale che mette a proprio agio gli invitati e tiene viva la conversazione. È la traduzione liquida di “venite, si sta bene”, cioè l’essenza dell’aperitivo italiano come momento di relazione più che di prestazione. E se vuoi variare il tema lungo la serata, alterna classico, Hugo e analcolico: inclusivo, contemporaneo, ugualmente conviviale.
